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MADDALONI- Ad un atto esatto dal closing finanziario che sanciva il passaggio dell’ex Cementir ad Italcementi e a otto mesi dalla cessione di ramo d’azienda (Maddaloni cementi srl) alla Colacem, si stanno per compire i destini dello stabilimento di Maddalonni. Chiuso l’altoforno, inserito nella rete di distribuzione del materiale e di vendite del Gruppo Calacem, funzionante solo come mulino, per lo stabilimento sono cominciate le trattative serrate per pianificare il futuro dei dipendenti. A trattative in corso, sembra inevitabile un anno di cassa integrazione straordinaria per i dipendenti. Così, come sono tracciati gli scenari produttivi e occupazionali. Si discute sui numeri e sui dettagli. Ma la «Colacem spa» che controlla la «Maddaloni Cementi srl» ormai ha bisogno al massimo di una quartina di unità nello stabilmetno locale. Esodo incentivato per le restanti unità verso gli altri stabilimenti del gruppo (Varese, Arezzo Gubbio). Anche qui si discute dei dettagli: sull’ammontare dei bonus finanziari e la loro durata. Modesti gli impatti degli accessi ai pensionamenti: compresa la quota cento, i provvedimenti interesseranno una diecina di persone. Fatto salvo le garanzie che comunque vengono fornite ai dipendeti: periodi di prova e soprattutto zero licenziamenti, è l’orizzonte temporale produttivo dello stabilimento di Maddaloni che preoccupa. E non poco poiché vista l’attività di macinazione e i volumi di calcare stoccati sul piazzale, al momento non si intravede un futuro certo bel oltre il 2021. Ovviamente, si tratta di scenari da prendere con il beneficio di invetario in un momento cruciale in cui fervono le trattaive tra sindacati e azienda.

bocchetti